Quagliarella ed il Napoli, una storia romantica e a tratti anche molto turbolenta per fattori che non rientrano nella normalità. La vicenda dello stalking è ormai cosa nota, ma a distanza di anni Fabio Quagliarella torna ancora a parlarne ai microfoni di Sky Sport in occasione della presentazione del suo documentario Quagliarella – The Untold Truth’ (la verità non detta). Lo ha fatto proprio a Genova proprio quando ha presentato questo prodotto cinematografico.
Da quando è arrivata la sentenza ho potuto vivere tranquillamente la quotidianità. Sono molto più libero di testa, quella che mi er astata tolta per tanti anni.
Ho potuto fare le cose che volevo, come allenarmi e giocare a calcio tranquillamente. Prima invece dovevo pensare a quello che mi poteva succedere fuori dal campo. Da quel gioco sono rinato io ed è rinata la mia famiglia.
Quando ero a Napoli mi premeva moltissimo quella cosa. Non potevo vivere tra la mia gente, non potevo visitare la mia famiglia. Tante cose i tifosi giustamente non l’avevano capite. Ma quando è uscita la sentenza ho ricevuto un affetto pazzesco. A distanza di anni c’è gente che mi chiede scusa. Ma nessuno dovrebbe chiedermi scusa perché non sapevano nulla. Lo sapeva solo la mia famiglia.
Notizie Napoli calcio, Quagliarella: i motivi dell’addio
Nelle stagioni in cui l’attaccante di Castellammare di Stabia giocava nell’allora San Paolo subiva costantemente stalking, minacce di morte e calunnie da un agente di Polizia. Questa cosa gli rese la vita praticamente impossibile fino a costringerlo ad andare via dalla città partenopea. Era la stagione 2009/10 e ovviamente la gente si chiese come mai l’attaccante campano lasciasse il club. C’erano molte cose che non tornavano e Fabio decise di lasciare la SSC Napoli per trasferirsi a Torino alla Juventus fino al 2014.
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Napoli, il documentario sullo stalking
Quagliarella scioglie i dubbi anche sul suo documentario, parla di alcuni dubbi iniziali sul progetto. Il documentario parla dei motivi specifici che ci sono stati e delle vicende che si nascondono dietro la tragedia che ha dovuto sopportare nel suo periodo napoletano per lo stalking.
“Ero molto scettico all’idea di un documentario su di me, perché non ho avuto una carriera alla Totti o alla Del Piero. Però avevo questa particolarità della mia vita, e col passare del tempo mi sono fidato dell’autore e della sua troupe. Facevo fatica a parlare di quella storia e riaprire quella voragine, ma piano piano io e la mia famiglia ci siamo aperti”
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