Ultimissime calcio Napoli – Un’intervista fiume di Lorenzo Insigne alla Rivista Undici. Lo ha annunciato il magazine calcistico tramite Twitter anticipando alcuni dei temi trattati dall’attaccante del Napoli nella lunga chiacchierata.
Insigne: “Mettevo i mattoni come pali della porta”
“Molte cose le ho imparate giocando per strada. Anche io sono andato a scuola calcio, ma le cose più importanti le ho imparate mettendo i mattoni come porte. Sapevamo quando cominciavamo a giocare, ma non sapevamo quando avremmo finito”.
Comincia così la chiacchierata, praticamente dagli inizi della sua vita calcistica e personale. Un ragazzo umile che ha imparato a fare ciò che fa partendo come tutti i bambini, giocando a calcio nelle strade della propria città.
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Intervista Insigne Undici
L’intervista prosegue toccando tanti tempi, soprattutto quello del suo rapporto con i tifosi. Essere profeta in patria non è facile e questo Insigne lo sa:
“Ho avuto degli screzi con alcuni tifosi. Loro si sono sempre aspettati tanto da me e io ho cercato sempre di ricambiare il loro affetto. Ma alcuni non hanno capito del tutto il mio carattere. Io sono il capitano del Napoli e un capitano è garante per gli amanti della maglia. Ho sempre assicurato che la squadra non venisse meno per l’impegno mostrato sul campo. Scherzo con tutti, ma all’inizio non stringo subito rapporti. Tengo le distanze. E così alcuni tifosi pensano che io me la tiri. Ma vi assicuro che non è superbia, è un meccanismo di autodifesa.”
Sulla città di Napoli
“Napoli, se non la vivi, non la conosci. Io sono nato qua, potrei non fare testo, ma sento parlar bene di Napoli da tutti i miei compagni dentro lo spogliatoio, quelli che hanno girato tanto il mondo, quelli che sono venuti con le famiglie. Io non potrei dire cose sensate su Torino, se non ho mai vissuto là. Credo debba valere lo stesso per Napoli, che soffre di molti pregiudizi, resta spesso schiacciata da un certo odio che esiste tra i tifosi”.
Insigne scartato da Inter e Torino
Lorenzo Insigne parla di quando è stato scartato dal Torino e poi dall’Inter per la sua altezza. In quelle occasioni il talento non bastò, ma il Napoli credette in lui.
“Il più grande pregiudizio nei miei confronti è stato l’altezza. Al Torino, mi assicurarono che a 14-15 anni sarei andato da loro per un provino: partii, feci due-tre allenamenti, giocai una partita. Dopo mi dissero: sì, bravo, ma onestamente ci aspettavamo che crescessi. Mi mandarono a casa, e la stessa cosa successe all’Inter. L’unico che ha creduto in me è stato Peppe Santoro, al settore giovanile del Napoli”.
Gli allenatori
Da Spalletti, passando per Ancelotti e Gattuso fino ad arrivare a Maurizio Sarri. Lorenzo Insigne parla di tutti i suoi allenatori che hanno segnato la carriera calcistica.
Zeman è stato decisivo da un punto di vista professionale, praticamente il primo a credere realmente in me. Benitez poi mi ha completato. Con lui ho capito che il calcio non era solo attaccare e basta. Poi Sarri, con lui il calcio è gioia. Mi sono divertito molto nei suoi 3 anni, peccato non aver vinto lo scudetto, quella è stata una delusione. Molti hanno detto che con Ancelotti non mi sono preso, non è vero. Avevamo idee diverse, questo sì. Ma erano cose di campo. A Gattuso invece devo tanto, mi ha fatto ritrovare motivazione dopo un periodo non felice.
Insigne su Spalletti
Il mister ha una personalità molto forte. Ci ha restituito consapevolezza, carattere. E oggi crediamo di più nella nostra fforza.
Se dovessi comprare un biglietto, lo farei per una finale di Champions. Una squadra che mi piace guardare è il Manchester City di Guardiola. Il suo calcio è imperdibile dai tempi di Barcellona. La sua finale perfetta di Champions sarebbe contro il Liverpool. Alla fine, in tv, non ne me perdo una”.
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