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De Laurentiis accusato di false fatture: rischia 1 anno di carcere

Sotto inchiesta l’operazione Calaiò e i bilanci 2013-2014 nello scoop di Repubblica.

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Aurelio De Laurentiis è accusato di false fatture dalla Procura che ha richiesto 1 anno di carcere per l’operazione che riguarda Emanuele Calaiò. Un’indagine approfondita che ha riguardato non solo il Calcio Napoli e il suo patron, ma anche altre figure di spicco della Serie A e del calcio italiano, come il presidente dell’Atalanta, Antonio Percassi.

L’inquisitoria iniziale nei confronti del presidente Aurelio De Laurentiis è durata circa 5 ore. Approfondite le domande che i pubblici ministeri hanno rivolto all’avvocato Fabio Fulgeri, che in questo processo sta seguendo il patron della SSC Napoli e della Filmauro.

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De Laurentiis rischia il carcere per false fatture

Lo riferisce l’edizione odierna di Repubblica che specifica a riguardo come l’operazione in essere da parte della Procura sia focalizzata sull’intercettare operazioni inesistenti legate alla compravendita di alcuni giocatori.

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  • De Laurentiis accusato per false fatture: rischia 1 anno di carcere

I pm Danilo De Simone e Stefano Capuano – riferisce l’edizione odierna di Repubblica – hanno chiesto una condanna a un anno di reclusione per il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis (difeso dall’avvocato Fabio Fulgeri) e il presidente del club bergamasco Antonio Percassi (difeso dall’avvocato Francesco Mucciarelli), al termine del processo sulle presunte operazioni inesistenti legate alla compravendita di alcuni giocatori.

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De Laurentiis false fatture per l’operazione Calaiò

Non solo operazioni di calciomercato del Napoli, ma anche i bilanci relativi agli esercizi 2013-2014. La Procura ci vuole vedere chiaro e ha messo sotto esame alcune operazioni che, secondo l’accusa, sarebbero fittizie e avrebbero il solo scopo di generare significativi vantaggi fiscali.

A riguardo è stata presa in esame il trasferimento di Emanuele Calaiò, ceduto al Siena. Secondo la Procura, club acquirente, calciatore e agente stesso del calciatore, sarebbero stati d’accordo nel mettere in essere un’operazione con finalità unica del vantaggio fiscale.

Fino al giorno prima della firma del contratto – scrive Repubblica – il procuratore risultava manager del calciatore, ma al momento della stipula assumeva le vesti di consulente del club che acquistava il cartellino e le prestazioni dell’atleta. Un cambio di casacca di poche ore, che consentiva al calciatore di abbattere i costi di stipendio per il proprio procuratore, facendo ricadere il netto dell’operazione sulle casse del club sportivo (per una operazione ritenuta fittizia).

Ovviamente queste sono le tesi dell’accusa che ha proposto in sede di dibattimento alla Magistratura. Cosa succederà ora? Il dibattimento andrà avanti fino alla sentenza di primo grado di giudizio da parte della Magistratura. Ricordiamo ai lettori di napolicalciomercato che questo è un procedimento penale, non civile, che tratta il reato di false fatture e operazioni fittizie. Reati per cui in Italia è prevista la reclusione.

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